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Il contenuto di queste pagine è costituito da una serie di scritti in rima che traggono ispirazione da eventi dell'attualità politica e sociale (da leggere perciò con gli occhi del momento storico in cui gli eventi si sono svolti), scritti che sono mossi fondamentalmente dall'esigenza di smascherare la violenza e la stupidità del potere.

lunedì 24 febbraio 2014

Matteuzzo alla riscossa

Una estemporanea incursione di MusoRosso nei vecchi territori della satira politica.
Dati gli ultimi avvenimenti, era di fatto una uscita "obbligata"...


Matteuzzo alla riscossa
Dopo la sconfitta contro Bersani alle primarie del 2012, le elezioni fatte con il "Porcellum", il temporaneo cambio
Bersani/Epifani al vertice del PD e il governo delle larghe intese guidato da Letta jr, con le nuove primarie del 2013 per la segreteria del PD parte la riscossa del nostro eroe che, da sindaco di Firenze, lo porterà prima a capo del suo partito e poi nell'Olimpo della politica nazionale.

"Ho rottamato solo il Primo Maggio!" (1)
pensava Matteuzzo costernato.
Ma un dì, di dimostrare il suo coraggio

decise che il momento era arrivato.
Ad un consesso di parenti e amici
alla Stazion Leopolda convocato

si è presentato arrivando in bici
per "fare il ganzo" guidando ad una mano
o per scacciar con l'altra i malefíci.

Dal podio si rivolse a ogni Italiano:
"Signori miei, adesso è il mio momento,
vi annuncio il mio duello con Bersano!"

Questi, era il grande capo: largo mento
e larghe spalle avvezze a sopportare
agguati, nefandezze, tradimento,

ciò che il mestier politico può fare.
Con qualche finta e con schermaglie varie,
come sovente accade in molte gare

tra squadre truffaldine ed avversarie,
truccando un po' le regole del gioco
concesse a Matteuzzo le Primarie.

Però, si sa, un bel gioco dura poco
e nulla potè David contro Golia:
Bersan con la bombarda fece fuoco

lasciando Matteuzzo per la via
col culo a terra e con la fionda in mano
perché "Ragassi, la poltrona è mia!"

Se l'è fumato, il rustico toscano,
come quei sigari che tien tra dente e dente;
ma il fato tante volte è un po' balzano:

presto si è accorto che non ha vinto niente.
Ha preso il posto in squadra nazionale
per la competizione a presidente,

smacchiar volea un temibile animale
quando gli ha rotto l'uova nel paniere
un grillo impertinente e un po' triviale.

Con mestizia, ma con buone maniere
uscì di scena il placido padano
lasciando il posto di palafreniere

a un tipo un po' stantìo, un tal Befano.
Questi era stato un dì sindacalista,
or - con contratto a termine - mezzano.

Dunque, scaduto il tempo, un'altra lista
di papabili capi fu stilata:
ecco che Matteuzzo torna in pista!

Ormai la situazione era cambiata:
solo Re Giorgio era rimasto in trono,
ma alla sua corte c'era un'ammucchiata

e non ce n'era un che fosse buono.
La messa la diceva l'Enrichetto,
nipote di un servente gentiluomo,

e s'era preso come chierichetto
un tipo lungo, allampanato e strano,
strano anche il nome: parlando con rispetto,

partiva in "Alfa" ma finiva in "ano".
In questo teatrin di burattini
come un gigante appar perfino un nano

perciò fu come un gioco tra bambini:
il gioco "democratic-ri-primarie"
dove il più grande picchia i più piccini

e dopo si dà pure un sacco d'arie.
Matteuzzo adesso, coi guantoni alzati,
fingendo imprese ardite e leggendarie,

batte avversari ormai squalificati.
Re Giorgio al suo castello alfin lo chiama
e lo incorona con modi assai privati.

A gran voce anche il popolo lo acclama:
il leader che cammina in bicicletta,
il leader che conquista e che rottama!

Per ora ha rottamato il piccoLetta
ma tu, lettor, resta "in campana" e spera
che Matteuzzo, quello che va in fretta,

non ci rottami poi l'Italia intera!

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(1) "Ho rottamato solo il Primo Maggio!". Le ragioni di questa triste esclamazione sono spiegate nella prima puntata (vedi) della nostra storia, quella dell'ascesa di Matteuzzo alla carica di Sindaco.

© Muso Rosso, 2014


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Dopo le elezioni politiche, il Partito "Democratico", nascondendosi sotto la gonna del Presidente, corre all'abbraccio mortale del governo "delle larghe intese"...

Sulla falsariga della carducciana "Pianto antico" (L'albero a cui tendevi la pargoletta mano...) ecco quello che, per Muso Rosso, è il "Pianto Definitivo".